09/05/15

Ritorno, prima parte // Return, pt. 1

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[English version below]

Sono passate tre settimane dal mio ritorno. Difficile dire ritorno a casa, più che altro un ritorno al punto di partenza.

Il mio ultimo mese in Giappone è stato, in generale, molto felice.
Ho lasciato il mio appartamento con contratto in scadenza e mi sono trasferita nella share house di Tomoko a Sumizome, un quartiere di mini-villette circondate da fiori e attraversato da un fiumiciattolo, il tipo di quartiere che considero più autenticamente giapponese. Tante volte ho pensato che sarebbe meraviglioso comprare una casetta come quelle e viverci con lentezza, magari con un cane, un gatto e un uomo che amo.


Sumizome
Sumizome

Poi è arrivato il tempo degli addii, partendo dal più difficile di tutti. Ho trascorso gran parte dell’ultima settimana in una solitudine desiderata, confortevole. Non sentivo la necessità di andare in nessun luogo in particolare, perché sapevo che ciò che mi sarebbe davvero mancato sono le stradine comuni, tutti gli angoli seppure banali in cui, insieme alle persone importanti, ho costruito ricordi. Ho camminato a lungo, respirando odori familiari, guardandomi intorno con attenzione: per me era come stringere tutta la città in un abbraccio e dirle che andavo via, sì, ma le volevo sempre bene.

Uji
Uji

Mi sono presa il tempo per incontrare alcune persone, poche.
La mia insegnante, che pur con tutti i limiti di comprensione portati da una cultura agli antipodi si è sempre preoccupata e prodigata in ogni modo per noi come classe, e per ognuno come individuo.
La più assidua cliente del Neko café, che nei miei mesi bui non mi ha mai chiesto più di quanto potessi dare, ed è stata sempre energica e piena di vita anche per me.
Un’amica che in questi mesi mi è stata spesso accanto in silenzio, cosa per cui le sono immensamente grata. “Stavolta, almeno, non mi lascio dietro nulla di importante”, le ho detto con un sospiro. Alzando su di me lo sguardo comprensivo di chi capisce tante cose ha risposto “A parte casa”.
Infine, Tomoko e la sua famiglia, che è anche la mia seconda famiglia, per cui non bastano le parole.

Kurama
Kurama

L’ultimo giorno mi sono seduta sulla riva del Kamogawa per un tempo che non so quantificare e ho pianto, in silenzio. Stavo andando via davvero, e sapevo che non sarei tornata presto.

Continua…

Petals

Return, pt. 1

It’s been three weeks since I came back. It’s hard to say I came back home, it’s more like I came  back to the start.

My last month in Japan was, mostly, very happy. I left my apartment and moved to Tomoko’s share house in Sumizome, a lovely, very Japanese neighbourhood with tiny houses surrounded by flowers, and a small river flowing calmly. I kept thinking "How wonderful it would be to buy a house like these and live a slow life with a cat, a dog, and a man I love".

Sumizome
Sumizome

One day came the first goodbye, the hardest one. I spent most of my last week in Kyoto by myself. A much welcomed, comfortable loneliness. I didn’t feel the need to go anywhere special because I knew very well what I will miss: the ordinary streets, all those everyday places where I built memories with people I care about. I walked a lot, breathing in familiar smells, mindfully observing every detail in my surroundings. For me, it was a way to hold the city tight and tell that I was leaving, of course, but I didn't love it any less.

Kōshōji, Uji
Kōshōji, Uji

I took some time to meet only a few people.
My teacher, who didn't always have in-depth understanding of the issues we went though, but was really there for our class, and for each and every one of us.
The best client of the Neko café, who never asked me for more than I could give when I was feeling down and was able to be cheerful for me too all of the time.
A friend who often sat next to me without saying anything, and I’m so grateful for that. “At least this time I’m not leaving anything important behind”, I told her sighing. She glanced at me like someone who truly gets it and said “Except for your home”.
Tomoko and her family. My second family. There are no words to describe them.

Kifune shrine
Kifune shrine
On the last day I sat by Kamogawa for a very long time and I cried, silently. I was leaving, for real, and I knew I was not going to be back anytime soon.

To be continued…

12 commenti:

  1. Sono addii difficilissimi, non provo nemmeno a dirti che capisco.
    Il Kamogawa...mi piacerebbe rivederlo un giorno...
    Intanto, bentornata! E non al punto di partenza perché sicuramente tu non sei più la stessa persona che è partita.

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    1. Almeno ero sicura che fosse la scelta giusta, quindi per quanto difficile non ho rimpianti.
      Grazie, e hai ragione, sono tornata nello stesso punto ma io sono diversa.
      Spero tu possa presto rivedere il Kamogawa!

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  2. C'è sempre qualcosa dopo, infatti aspetto il resto :-)

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    1. Spero che anche l'avventura successiva mi arricchisca così tanto. Aggiornamenti a breve :)

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  3. Gli addii non sono mai facili, però questa volta mi sembra di sentirti più serena. Forse sei più consapevole del tuo percorso e l'hai vissuto meglio.
    Sono contenta che sei tornata a scrivere, ora aspetto il seguito.

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    1. Sì, decisamente stavolta sono molto più serena rispetto al mio primo ritorno. In un certo senso si è chiuso in modo completo un ciclo, senza lasciare strascichi dolorosi, e sono pronta a iniziarne un altro. Per ora non ci sono progetti di ritorno in Giappone, ma mai dire mai. A presto col seguito!

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  4. Leggendo il tuo post mi è scesa una lacrimuccia.... so bene quanto possono essere strazianti gli addii anche se si è sicuri di aver vissuto tutto pienamente e fino in fondo. Bellissima la frase della tua amica: "Alzando su di me lo sguardo comprensivo di chi capisce tante cose ha risposto “A parte casa”. E bellissimo l'ultimo quartiere in cui hai vissuto! :)In bocca al lupo! Un abbraccio e a presto! ^3^

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    1. E' bello sentirti ogni volta così partecipe delle mie emozioni ed esperienze!
      Quell'amica è forse la persona che ha una visione del Giappone (in negativo e in positivo) più simile alla mia, e che capisce meglio la necessità di andare via, per il momento, sapendo che la mancanza di Kyoto ci sarà sempre.
      Grazie come sempre per l'incoraggiamento, un abbraccio!

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  5. Mi si stringe il cuore a leggerti, giuro.
    Però hai fatto una bella esperienza e costruito tanti ricordi che, col tempo, si addolciranno, anche quelli che ora sono tanto dolorosi.
    Bentornata, intanto, e in bocca al lupo per tutto! :)

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    1. Hai ragione, col tempo i ricordi che ora mi intristiscono mi regaleranno sorrisi. In ogni caso sono felice di averli costruiti.
      Grazie mille! :)

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  6. Elena che bello rileggerti dopo tanto tempo. E che bello sentirti così, sicuramente nostalgica, ma serena e consapevole. Questo è l'importante. Poi gli addii non sono mai facili, ma questa purtroppo è una costante delle nostre vite alle quale non ci abituiamo mai! E non si torna mai al punto di partenza, piuttosto io lo vedo come "ripassare dal via", si è chiuso un cerchio, hai fatto esperienze che ti hanno arricchito e ti hanno resa la persona che sei oggi, ora sei pronta a ripartire con nuove esperienze che ti arricchiranno a loro volta.
    Non vedo l'ora di saperne di più dei tuoi progetti, ti auguro tutto il meglio! A presto cara! :)

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    1. Ciao Dany, sì, per ora il Giappone è un capitolo chiuso, per il futuro non si sa, ma sono convinta di aver fatto la scelta giusta.
      Anche dopo tanti addii, è inutile, non ci si fa mai il callo. Ma è bello così, vuol dire che abbiamo costruito rapporti importanti che ci hanno dato tanto.
      Diciamo che ora sono tornata al "nido" a fare una breve pausa per ricaricarmi, e poi volare via con nuova energia.
      Aggiornamenti sulla prossima tappa arriveranno a breve, intanto ti abbraccio e ti ringrazio tanto! :)

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